DIVERTIMENTO AL VETRIOLO
voto: *** (USA/Gran Bretagna-2000)
Franky “Quattrodita” (Benicio Del Toro) ruba dei diamanti, tra cui una pietra enorme di ingente valore. Prima di recarsi a New York per consegnare questo diamante ad Abraham “Cugino Avi” Denovitz (Dennis Farina), un boss della malavita, va a Londra per smerciare altre pietre di minor valore. Qui, però, la sua esilarante febbre del gioco d’ azzardo lo porta a partecipare alle scommesse di un incontro truccato organizzato da Boris “Lametta” Yurinov (Rade Serbedzija) per rapinarlo. Parallelamente Tommy (Stephen Graham) e il “Turco” (Jason Statham) – narratore e voce fuori campo di tutto il film- sta organizzando un incontro truccato con un boss locale, “Testarossa” Polford (Alan Ford), che è solito uccidere chi lo truffa dandolo in pasto a maiali. Quando Micky O’ Neil (Brad Pitt), un simpaticissimo e furbo zingaro, manda al tappeto il loro pugile, per loro sembra la fine ma decidono di assoldare lo zingaro che, su richiesta di “Testarossa”, deve andare giù alla IV ripresa. Il pugile non riuscirà a sottomettersi e vincerà, mettendo in serio e pericoloso imbarazzo il boss. Intanto “Avi”, venuto a conoscenza del furto, parte con “Pallottola al dente” Tony (Vinnie Jones) per vendicare “Quattrodita” e riprendersi la pietra, che in modo molto rocambolesco finirà nello stomaco del cane degli zingari, che terrà l’ inconsapevole “Turco”.
Guy Ritchie in una delle sue massime espressioni. La velocità sorprendente della sceneggiatura accompagna l’ entrata e l’ uscita dalla scena di moltissimi personaggi, ognuno affascinante per le proprie caratteristiche, suggerite da soprannomi esilaranti e coerenti con la realtà. Malgrado tutta questa velocità, il filo conduttore del film non viene mai perduto e , pur essendo variegata e a sprazzi pindarica, la pellicola non risulta mai confusionaria e irrisolta, disordinata sì ma un disordine accuratamente ordinato, ancorato al personaggio centrale il “Turco”, intorno a cui gira tutta la storia. Ogni protagonista gode di forte personalità ed è narrato con preciso scrupolo, aspetto che crea dei ritratti tanto ironici quanto affascinanti e che suggeriscono una grande interpretazione da parte di tutto il cast, da cui emerge la figura di Brad Pitt. Il film parla anche in modo semplice e diretto di una sorta di rivalsa sociale, quella degli zingari, che riescono a sottomettere il più importante boss della città. Ottima scenografia e fotografia che ricorda la fumettistica e continue gag all’ acido muriatico accompagnano un film piacevole e divertente, in pieno stile Guy Ritchie, che ha solo una pecca, quella di ripetersi a volte nel proprio linguaggio espressivo, ereditato dal Cinema gangster.