mamma roma di Pier Paolo Pasolini

                                                                          BONTA’ MATERNA DI ROMA

                                                                        voto: *** e mezzo   (Italia-1962)

Dopo il matrimonio del suo protettore (Franco Citti), Mamma Roma (Anna Magnani), non più obbligata a prostituirsi, si vuole ricostruire una vita onesta  con il suo unico figlio Ettore (Ettore Garofalo). Ma la serenità e l’ allegrezza  iniziale vengono presto  scompaiono a causa del ritorno del  protettore, che vuole tornare sulla piazza, obbligando Mamma Roma a prostituirsi di nuovo e dalle scelte di Ettore che, deludendo le aspettative della madre, comincia a rubare e, ammalatosi in carcere, muore miseramente.

Sceneggiato con l’ aiuto di Sergio Citti per i dialoghi, aderenti al proletariato romano degli anni ’60, il film riflette sulla coscienza popolare dei sobborghi romani, fatti di prostituzione, furti, botte ma anche di umanità e profonda dignità. Il regista, che conosce bene questa realtà,  nobilita i protagonisti del film, toccando vertici di pathos scenici davvero unici, grazie anche all’ ottima interpretazione (forse una delle sue migliori) della Magnani  che  impersoni fica tutta la drammatica dignità di borgata, mischiata ad una bontà quasi materna verso la realtà in cui vive. Anche il giovane attore Ettore Garofalo, debuttante in  questo film, dimostra un naturale sconforto e una delusione profonda verso la vita che danno  ancora più drammaticità alla pellicola, riuscendo anche a creare una singolare antitesi fra lui e la madre. Il primo così giovane ma già così scettico, mentre la madre, ex prostituta ma così speranzosa nel futuro e colma di entusiasmo. La vicinanza di Ettore ad “Accattone” è chiara ma Pasolini riesce  tuttavia a creare presupposti e sviluppi diversi che non rendono il protagonista  un’ opaca copia del primo. Il secondo film diretto da Pasolini che, dopo il capolavoro “Accattone”,  riesce a compiere un’ opera non ai livelli della prima ma che della prima mantiene ambientazione, impostazione dei dialoghi, scenografia e filo conduttore della sceneggiatura e dei personaggi;  un ulteriore superamento del neorealismo che, con “Accattone” e con questa pellicola, è ormai un ricordo.