35 anni fa, quel freddo 2 novembre del 1975.
35 anni fa, quel freddo 2 novembre del 1975.
SUSO CECCHI D’ AMICO
“Lo sceneggiatore non è uno scrittore , è un cineasta”
Queste le parole di una delle donne più importanti del Cinema italiano e mondiale. Un’ artista che è cresciuta nel Cinema, ritagliandosi un ruolo sempre più centrale, grazie alla collaborazione con autentici geni come De Sica, Visconti, Pasolini. Si è spenta la notte scorsa Giovanna Cecchi, lasciando al mondo del Cinema un patrimonio sconfinato, caratterizzato da grandi lavori e moltissimi premi, tra cui l’ onorificenza come “Cavaliere di Gran Croce”. Questa grandiosa artista firmò alcune delle maggiori sceneggiature del “Neorealismo”, tra cui “Ladri di biciclette” di De Sica ma anche altri importantissimi progetti come “Miracolo a Milano” sempre di De Sica, “Vacanze Romane” di Wyler, “I Soliti Ignoti” di Monicelli, “Bellissima” di Visconti, “Il Gattopardo” sempre di Visconti, per cui firmò personalmente la conosciutissima scena del ballo e molte altre produzioni soprattutto insieme a Visconti e Monicelli. Con quest’ ultimo firmò l’ ultimo suo lavoro nel 2006 (“Le Rose del Deserto”), prima che una grave malattia la colpì.
Un saluto ad una sceneggiatrice unica e ad un’ artista cinematografica completa che ha dato molto al Cinema italiano.
PRIMO CAPITOLO DELLA TRILOGIA
voto: ** e mezzo (Italia-1971)
Siamo di fronte alla trasposizione di Pasolini di nove novelle dell’ opera di Boccaccia del ‘300 “Il Decameron”. Le novelle riproposte sono le più famose e scandalose. Quelle in cui la libertà sessuale e lo scandalo emergono maggiormente e in modo più esplicito, come quella dell’ ortolano Masetto da Lamporecchio, quella di Caterina e Ricciardo, di Tingoccio e di Donno Gianni , che possiede l’ amata davanti al marito di lei, mischiate ad altre, più comiche e particolarmente conosciute, come la storia di Andreuccio da Perugia (Davoli) , dell’ infedele Peronella e quella di uno dei personaggi per cui nutro una personalissima ammirazione: Ser Ciappelletto.
Primo film di una trilogia che Pasolini concluderà con “I racconti di Canterbury” e “Il fiore delle mille e una notte”. L’ obbiettivo e il principio creativo è sempre il medesimo cioè quello di sconfiggere i tabù comuni ed esaltare la serenità e la spensieratezza che caratterizza l’ atto sessuale , a scapito di un’ occlusione , figlia dell’ ignoranza e di una moralità iperbolica e forzatamente ipocrita. Il film nel complesso tiene a livello sceneggiativo ma sono presenti dei limiti. Gli attori , pur entrando molto nei personaggi con una forte mimesi del parlato, si rivelano non sempre perfetti. Ciò limita molto il film in più occasioni e spesso la stessa pellicola prosegue in modo stanco e troppo dilatato a causa di scelte di regia non sempre azzeccate. Tuttavia Pasolini riesce a mantenere la dimensione astorica dell’ opera letteraria, riuscendo a trasmettere in alcune sequenze tutta l’ innocenza e la gioia popolare presente nel Decameron.
Pasolini cura insieme ad Ennio Morricone anche la musica e recita (in modo tutt’ altro che impeccabile) nella parte di un allievo di Giotto.
Una buona realizzazione del grande Pasolini, non certo una delle migliori.